
Adaba, dicembre 2020
Care comunità del Vicariato di Asiago,
ancora una volta sentiamo il desiderio di scrivervi per farvi partecipi della nostra vita di missione. Certamente non viviamo le stesse situazioni qui in Etiopia rispetto all’Altopiano di Asiago, ma ugualmente ci sentiamo di condividere ciò che per noi tutti è importante e che ci fa sentire in comunione, ci sostiene vicendevolmente e ci caratterizza come cristiani. Pensiamo allora al tempo che sta trascorrendo in modo strano ed inaspettato; qualcuno lo ha definito “tempo sospeso” quasi non avessimo più appigli a cui afferrarci. Può anche essere così, ma da più parti ci viene annunciato quanto sia importante ricordare e vivere i nostri legami fondamentali: quelli famigliari, quelli comunitari e sociali più significativi … quelli che la fede ci fa illuminare. Allora il “tempo sospeso” diventa un tempo prezioso perché libero dai nostri programmi e progetti e quindi capace di accogliere l’inaspettato che può essere molto di più di quanto desideriamo. È inaspettata una sofferenza, un dolore, una guerra, una morte, ma è da desiderare un aiuto, un incoraggiamento, un dialogo, una vita. Anche nella nostra missione sperimentiamo quanto sia importante tendere la mano e farsi vicini per ascoltare e condividere una parte della nostra fragile umanità. Spesso si tratta di piccole cose: un quaderno, una penna, un pallone, una medicina, un po’ di farina o della verdura; ma attraverso queste cose dedichiamo del tempo per conoscere, capire, condividere la vita di chi è parte della nostra comunità e ci chiede di partecipare alla sua povertà.
Nella domenica di Cristo Re abbiamo ascoltato il vangelo che ci ha detto “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt. 25,40); a Natale ascolteremo il vangelo che ci narra della nascita di un bambino, un Salvatore, che è Cristo Signore (Lc. 2,11). Quanto il vangelo ci sta dicendo lo viviamo in una realtà che ci sconcerta, ci sorprende e ci rende ancora più vicini al senso della nostra vita e alla concretezza della nostra fede riscoperta in un “tempo sospeso” come tempo dedicato, donato, vissuto nella pienezza della vita.
Sentiamo certamente i nostri limiti e la precarietà della realtà che ci circonda, ma sentiamo anche l’appello alla speranza di ciò che il Signore opera prima di noi e nonostante i nostri impegni e sforzi: è ancora più bello rendersi conto che molto non dipende da noi, ma che comunque ci viene data la responsabilità di quanto possiamo fare con la nostra vita.
Riconoscendo ancora il vostro costante interesse e la vostra generosità per la missione in Etiopia vi ringraziamo di cuore: vi sentiamo vicini ed insieme ringraziamo il Signore perché ci arricchisce di questa esperienza missionaria.
Che questo tempo sospeso e di attesa possa essere per tutti un tempo in cui accrescere il nostro desiderio di incontrare il Signore e di contemplare la sua presenza e annunciare con gioia il suo Vangelo.
Buon preparazione al Natale del Signore.
Elisabetta Corà e d. Nicola De Guio